Episodio zero - Pionieri


M:BG=I:TVT
è l'equivalenza matematica alla base del rapporto tra mia moglie e i board game:  
Moglie sta ai Board Game come Io sto alla Tv Trash popolare.

Nutro una sincera invidia per quei goblin che su "ieri ho giocato a..." raccontano di serate passate a giocare con la propria mogliettina/compagna.
La leggenda vuole che ci siano donne che amano giocare, (addirittura meglio delle proprie controparti) anche a Twilight Struggle, per dirne uno tosto.

A noi mariti sfigati non resta che riunirci a casa mia il venerdì sera.
Ho allestito una sala giochi confortevole comprensiva di tavolo a prova di Mage Knight, poster tematici alle pareti, dispensa di cibi poco sani secondo il ricettario personale di Andrea Dado e due Billy Ikea traboccanti scatolame giocoso eterogeneo ma prevaletemente german.
Mentre ci dedichiamo alla nostra passione, dilà in salotto le chiacchiere delle mogli si confondono con le nefandezze della Barbara D'Urso di turno.

Oggi però non è venerdì e  mia moglie è ancora a lavoro. In casa regna un silenzio pieno di aspettativa.
È come se un allineamento planetario particolarmente favorevole proietasse su di noi un raggio benevolo, benedicendo la nostra nuova attività di conquistadores.

 Gigio poggia l'esagono al centro del tavolo.
La capacità dell'oggetto di concentrare i nostri sguardi è di poco inferiore alla forza di attrazione esercitata dalle labbra di Scarlett Johansson.
"Puoi farci un botto di soldi con questo coso" esterna Fabris.
Gigio gli lancia un'occhiataccia.
"Non l'ho progettato per i soldi" risponde sibillino.
Poi continua "Solo un paio di cose prima di partire. Primo: per tornare indietro è necessario lo stesso rituale della partenza, quindi dita connesse alla board machine ed estrazione dell'elemento di gioco dalla fessura"
Ci guarda per assicurarsi che il concetto sia chiaro.
Annuiamo.
"Secondo, diretta conseguenza del primo punto: cerchiamo di rimanere vicini, soprattutto le prime volte"
Una domanda aleggia nell'aria come il volo sconsiderato di una farfalla.
È Fabris a esternarla.
"Ehm, è  pericoloso? Voglio dire, ci possiamo rimanere secchi?"
Gigio spinge gli occhiali sul naso.
"A livello teorico, e ripeto, teorico, non dovrebbe essere pericoloso. I collegamenti sinaptici vengono interrotti e la connessione cade riportandoti qui. Il dolore però dovresti percepirlo eccome, non sto qui a dirti come e perché, se vuoi informati..."
"Ok, ok"
"C'è però la possibilità estremamente concreta di perdersi nei meandri dell'altro mondo, smarrendo la ragione" spiega Gigio in un soffio sussurrato.
"Urca"
"E quando pensavi di dircelo?" Sbotta Fra.
"Non è poi tanto preoccupante, non più di una dipendenza o di un'assuefazione. Siamo prevalentemente german, gente concreta e razionale, dobbiamo solo evitare di lasciarci coinvolgere troppo da ciò che troveremo dilà!"
"Perché non dici la verità, non hai mai provato la board machine prima, vero? Siamo le tue cavie?"
"Non esattamente. Sono stato nella radura di Dixit a giocare con i coniglietti e mi sono pappato una fagiolata con i borlotti di Semenza".
Fabris si porta le mani in faccia, Fra scrolla la testa. Io fisso Gigio cercando nei suoi occhi un luccicio che possa identificarlo: genio o babbeo.
"Che c'è, non vi piacciono i coniglietti?"

"Stiamo perdendo tempo" esclama Fra, pragmatico.
"Fra ha ragione, per il momento non corriamo alcun rischio di questo genere. Approfondiremo la questione un'altra volta" dico riportando la quiete.
"Bene, siete pronti? Dovete essere decisi al cento per cento altrimenti non se ne fa nulla"
"Ma si dai, proviamo, magari facciamo appena due passi, alla prima avvisaglia di pericolo ce ne torniamo indietro" spiega Fra.
"Per me ok" Fabris.
"Sono dei vostri"Io.
"Bene, lo sapevo che non avreste resistito" continua Gigio "che ne dite di un'ulteriore sfida?"
"Cosa intendi?"
"Scelgo io il gioco a vostra insaputa"
"Figo, chi indovina è il primo giocatore" esclama un'entusiasta Fabris.
"Non credo funzioni così, non esiste il concetto di primo giocatore dilà" puntualizza Gigio.
"Io ci sto, le sfide mi piacciono" dico convinto "Fra?"
"Va bene, ormai siamo in ballo, balliamo"
"In gioco, vorrai dire, siamo in gioco, giochiamo!"

Gigio si avvicina allo scaffale.
La sagoma importante nasconde i movimenti.
Sento il rumore dell'aria che fuoriesce da una scatola.
Ticchettio di cubetti, unghie che grattano sul cartone, pedine di plastica sballottate nei rispettivi alloggiamenti.
Un brivido mi percorre la schiena quando Gigio esclama "Ce l'ho" mostrandoci il pugno chiuso.
Al suo interno si nasconde il mezzo attraverso il quale ci trasformeremo in pionieri di un mondo mai esplorato prima.
Non so come Gigio ci sia riuscito, né voglio saperlo.
Voglio solo andare a vedere cosa ci sia dilà.
Voglio scoprire come la mia mente, e quella dei miei amici, trasformi le meccaniche di un gioco in un ambiente reale, voglio percepire le sfumature di pensiero e le sensazioni che si respirano seduti attorno a un tavolo, direttamente sulla mia pelle.
Voglio conoscere i personaggi che mi hanno fatto compagnia durante tutti questi anni.
Voglio giocarmela dall'interno.

La voce di Gigio interrompe il flusso dei miei pensieri.
Gli altri hanno già l'indice puntato su un lato dell'esagono.
Gigio mi guarda grave e annuisce.
Sfioro con l'indice un lato della board machine.
Gigio infila, nascondendolo con il dorso dell'altra mano, il pezzo di gioco nella cavità.
Click.
Devo ancora abituarmi alla pressione sulle tempie.
Un vago senso di nausea... Poi tutto diventa nero.

Quando il malessere passa mi rendo conto di stringere gli occhi così forte da procurarmi dolore.
Li apro e il mio sguardo viene catturato dai colori di una foresta lussureggiante.
Fabris si avvicina a un gruppo di fiori bulbosi, dai colori sgargianti, i petali grandi quanto l'apertura alare di un'aquila.
Gigio e Fra esaminano una roccia che affiora dal terreno, al limite della radura.
Ha le fattezze di un teschio squadrato, come quei simulacri maya o aztechi sepolti nelle foreste dello Yucatan.
L'odore dolciastro del muschio e quello più forte del sottobosco in decomposizione creano effluvi che mi fanno girare la testa.
Fa caldo.
All'improvviso un brontolio sommesso fa tremare la terra. Dalle fronde degli alberi frulla uno stormo di uccelli azzurri che ci costringe ad abbassare la testa.
"Dove diamine ci troviamo?" Chiede Fra.
Gigio sghignazza.



Commenti

Post più popolari