Post Pilota. L'incontro

"L'ho inventata"
La voce di Gigio attraverso il microfono dello smartphone sembra piuttosto flebile.
"Cosa?"
"L'ho inventata!"
"Ho capito Gì, l'hai inventata... Cosa hai inventato?"
"Non posso parlare al cell, potrebbero intercettarmi" risponde con voce rotta da un fremito.
Alzo gli occhi e sospiro.
"Ho già chiamato gli altri. Fra dieci minuti a Luna Rossa".
Faccio per rispondere ma la chiamata s'interrompe.

Gigio è un nerd convinto.
Luna Rossa è un bel locale in centro, uno di quelli con i tavolini fuori e l'arredamento ricercato.
Un binomio che fa scattare nella mia testa un indefinito senso di allarme.

Ci sono tutti.
Fabris, giocherella con il cellulare.
Fra sbadiglia e Gigio si guarda intorno, nervoso.
Mi vedono arrivare e mi salutano mentre prendo posto.
"Era ora" dice Gigio spingendo nervosamente gli occhiali sul naso.
"Perché qui? Tu non ami Luna Rossa" gli chiedo.
"Non mi fido dei miei simili".
"I tuoi simili?" Interviene uno stupito Fra.
"Si dai che hai capito. I nerd invidiosi di Games Accademy"
Ci guardiamo sbalorditi.
"Ti hanno cacciato da Games Accademy? Hai di nuovo preso per il culo un bambino dopo averlo battuto a Magic?"
"No, no, non si tratta di questo" dice alzando la voce. Poi, ricordando di trovarsi in un territorio ostile, torna a farsi piccolo sulla sedia.
Continua a guardarsi intorno come una volpe braccata.
"Ecco"
Estrae dalla tracolla adidas un oggetto dorato e lo poggia sul tavolino.
Ci chiniamo a guardarlo.
Un piccolo esagono di metallo lucente grande quanto un fondo di bicchiere.
Alto un paio di centimetri, al centro vi è stata ricavata una cavità poliedrica che a occhio è in grado di ospitare diversi formati di geometrie.
"Che cos'è?" Chiedo rigirando tra le mani quello che a tutti gli effetti sembra un pezzo di Hive senza disegnini d'insetti.
Piuttosto freddo.
"Una board machine" risponde Gigio assumendo un'espressione tronfia.
"Cioè?" Chiede Fabris.
"Hai presente la Time Machine, la macchina del tempo? Beh, questa è una Board Machine"
Lo guardiamo stupefatti.
Fabris lo fissa dritto negli occhi cercando di capire dalla sfumatura di colore la quantità di marijuana fumata dall'amico.

Ho sempre stimato Gigio.
Dotato di un'intelligenza e di una cultura fuori dal comune rappresenta per me una colonna alla quale appoggiarmi durante i rocamboleschi momenti di ignoranza che di tanto in tanto mi concedo come le ferie.
Una Wikipedia ambulante a ricerca vocale.
In questo momento però valuto che i suoi neuroni, in un ultima orgia estatica, abbiano tirato troppo la corda, scoppiando come fuochi d'artificio, o pop corn, dentro la zucca glabra del mio amico.
"Non sono impazzito" sussurra decifrando l'espressione della mia faccia e strappandomi l'oggetto dalla mano.
"È solo fisica quantistica applicata a una teoria di Esperienza Sensoriale e Mnemonica sviluppata da me negli ultimi due, tre anni"
"Ah ok, allora tutto torna" lo sfotte Fra.
"In soldoni?" Chiedo sbottando.
"Immaginate la VR, la realtà virtuale, senza imbracature nè esperienze preconfezionate. Questo oggettino è in grado di catapultarvi all'interno di un board game facendo ricorso alle vostre esperienze regresse, alle vostre sensazioni mentre e dopo aver provato un titolo, (o anche solo averne letto una recensione) fondendole e amalgamandole con le percezioni degli altri giocatori al fine di creare un unico ambiente coerente e reale attraverso il quale ci si può muovere e interagire proprio come se fosse la realtà"
"Vaneggi"
"Fico" esclama Fabris
"Com'è possibile?" chiede Fra.
"Non lo capiresti manco se a spiegartelo fosse Piero Angela in persona"
"Chissene frega di come sia possibile o di come funziona, proviamolo no?"
"Ma è qualcosa di irrealizzabile, Fabris! Ci sta prendendo in giro"
Gigio si guarda intorno per l'ennesima volta.
Il chiassoso locale gli restituisce facce anonime impegnate in conversazioni più o meno articolate, brindisi, smartphone illuminati e cameriere sorridenti. Profumo di caffè e brioche.
"Se non mi credi ti darò un assaggio di quello che è in grado di fare questo piccoletto"
Gigio torna a frugare nella tracolla e questa volta estrae un piccolo meeple azzurro.
Carcassonne.
Infila il puzzillo nella cavità dell'esagono e lo spinge con l'indice come se fosse un pulsante.
Click.
"Bene, ora ognuno di voi sfiori con il dito un lato del congegno"
Congegno? Lo ha davvero chiamato congegno?
"Così?"
"Perfatto Fra".
Sospiro e  faccio come mi dice.

Avverto un soffuso dolore alla testa.
Lo sguardo sfuma in uno scuro sipario punteggiato da una miriade di puntini colorati.
La sensazione che si avverte poco prima di svenire o quando ci si alza troppo in fretta da seduti.
Dura la frazione di un secondo, poi gli occhi si aprono su un paesaggio verde sormontato da un limpido cielo azzurro.
Sulla mia testa svettano le torri di una città di pietra sui cui tetti s'infrange l'oro del sole.
"Oh mio Dio" esclamo riuscendo a lacerare quel legame non ancora troppo stretto.
Mi guardo il dito  allibito mentre i tavolini e il vociare di Luna Rossa tornano a riempirmi le orecchie.
"Wow" esclama Fabris.
Fra, troppo esterefatto, si guarda il dito come se fosse un oggetto estraneo alla propria comprensione.
Una coppietta seduta vicino ci guarda disgustata manco fossimo  un gruppo di drogati.

Fisso Gigio negli occhi.
Il suo ghigno trasuda vendetta.
Continuo a fissarlo finché non capisce.
"Non qui. A casa tua, come sempre".
Guardo gli altri.
Annuiscono.
"Ci sono cose che dovete ancora sapere, concetti che bisogna che conosciate prima di intraprendere il viaggio".
Una strana calma si impossessa delle mie membra e della mia mente, come se il destino si fosse srotolato in quel momento e in quel luogo in un lungo tappeto rosso.
Vivere in prima persona i giochi che amo.
Insieme ai miei amici.
Cosa c'è di meglio?

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